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«Giustizia, situazione fallimentare» Il Pg alle toghe: serve più riserbo.
I magistrati devono sempre mantenere il dovuto riserbo perché chi non lo fa «non si rende probabilmente conto che una notizia o un giudizio da lui riferita o espresso, data la funzione svolta, assume una rilevanza tutt'affatto diversa da quelli provenienti dalla generalità dei cittadini». Lo ha sottolineato il procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, nella relazione con cui ha aperto a Roma il nuovo anno giudiziario. Esposito ha sottolineato che «ad esso - ovvero al riserbo - non sempre i magistrati si attengono». Il richiamo, ha però precisato «non vuol significare una limitazione della libertà di manifestazione del pensiero, garantita dall'art. 21 della Costituzione a tutti i cittadini; si vuol solo segnalare la necessità di riserbo, equilibrio e prudenza, ai quali deve essere improntato il comportamento dei magistrati anche fuori dall'esercizio delle funzioni».
«SITUAZIONE FALLIMENTARE» - Il procuratore ha colto anche l'occasione per lanciare un'allarme sull'entità dei risarcimenti che lo Stato è costretto a pagare a causa dei tempi lunghi della giustizia: «È ormai sotto gli occhi di tutti come la situazione quasi fallimentare della giustizia e dei suoi tempi si stia trasformando in una situazione che si può definire quasi di insolvenza per lo Stato» Nel 2008, ha ricordato, l'esborso è stato pari a 81 milioni di euro e di questi ben 36 milioni e mezzo di euro «non risultano pagati malgrado l'esecutività del titolo». «Lo Stato - prosegue Esposito - preferisce pagare invece che risolvere la problematica dell'esorbitante durata dei processi ma, per di più, non è neppure in grado di adempiere a tali obblighi di pagamento. Cosa poco consona per un Paese che fa parte della elitaria cerchia del G20».«RAZIONALIZZARE A COSTO ZERO» - Il procuratore ha anche spiegato che a suo parere «è possibile razionalizzare il sistema giustizia con le norme che abbiamo». Ovvero, si possono fare «riforme del processo a costo zero». «Dal principio costituzionale della ragionevole durata del processo - secondo Esposito - deriva infatti il principio di efficenza processuale, sintetizzabile in 'nessuna attività processuale inutilè». Inoltre, ha aggiunto, «si possono risparmiare tempi e risorse» operando anche sulla «tecnica di motivazione», ovvero nella redazione di sentenze. «Le motivazioni - ha detto - vanno semplificate senza ridurre le garanzie».Fonte: Corriere Sera
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