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G8, i pm: a Bertolaso soldi e sesso per gli appalti. Scatta accusa corruzione
La procura di Perugia ha chiuso le indagini su alcuni dei principali filoni dell'inchiesta sugli appalti per i cosiddetti Grandi eventi. I magistrati del capoluogo umbro hanno notificato l'avviso di conclusione delle indagini a 22 indagati a vario titolo. Tra loro l'ex capo della protezione civile Guido Bertolaso, il costruttore Diego Anemone, i funzionari Angelo Balducci, Mauro Della Giovampaola e Fabio De Santis, l'ex magistrato romano Achille Toro. Tra i reati contestati a vario titolo la corruzione, anche in atti giudiziari. L'avviso di conclusione indagini solitamente prelude quindi alla richiesta di rinvio a giudizio. Nell'avviso non compaiono i nomi dell'ex ministro Pietro Lunardi e il cardinale Crescenzio Sepe. Per questo filone d'inchiesta la procura Perugia ha infatti chiesto l'autorizzazione a procedere alla Camera. L'avviso di conclusione delle indagini è stato firmato dal procuratore di Perugia Giacomo Fumu, dall'aggiunto Federico Centrone e dai sostituti Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi che hanno coordinato le indagini dei carabinieri del Ros e del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza.A Bertolaso soldi e sesso per gli appalti. Secondo la procura l'ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso ha ottenuto favori e utilità in cambio della concessione degli appalti per il G8 alle ditte di Anemone. In particolare l'appartamento di via Giulia, a Roma, pagato da Diego Anemone «dal gennaio 2003 all'aprile 2007», 50mila euro in contanti «consegnati brevi manu da Anemone il 23 settembre 2008», la «disponibilità» al Salaria Village «di una donna di nome Monica allo scopo di fornire prestazioni di tipo sessuale».
Bertolaso avrebbe compiuto «scelte economicamente svantaggiose per la Pubblica Amministrazione» ricavandone «favori e utilità» di vario genere, scrivono i pubblici ministeri perugini. Nelle 23 pagine del provvedimento a Bertolaso viene contestata la corruzione assieme a Diego Anemone. Secondo la procura, l'ex capo della Protezione civile, «nel compiere atti contrari al proprio ufficio, connessi all'affidamento ed alla gestione degli appalti, illegittimamente favoriva l'imprenditore edile Diego Anemone, interessato all'aggiudicazione degli appalti gestiti dalla struttura di missione incardinata presso il Dipartimento» per lo sviluppo e la competitività del turismo della presidenza del consiglio dei ministri.
I pm contestano tre appalti, tutti a La Maddalena: quello per la realizzazione «del palazzo della conferenza e area delegati», quello per la costruzione della «residenza dell'Arsenale» e quello per «l'area stampa e servizi di supporto». «Il pubblico ufficiale Guido Bertolaso, da solo o in concorso di volta in volta con altri soggetti - scrivono i magistrati - compiva scelte economicamente svantaggiose per la Pubblica Amministrazione e favorevoli al privato, illegittimamente operava e consentiva, nella sua posizione di vertice, che i funzionari sottoposti operassero affinchè le imprese facenti capo a Diego Anemone (da solo o in Ati con altre facenti parte del medesimo gruppo) risultassero aggiudicatarie degli appalti e consentiva che il costo dell'appalto a carico della Pa aumentasse considerevolmente rispetto a quello del bando, anche mediante l'approvazione di atti aggiuntivi successivi e a fronte di spese incongrue o meramente eccessive, al solo scopo di favorire stabilmente il privato imprenditore appaltatore, agli interessi del quale poneva stabilmente la propria funzione pubblica recependone continuativamente favori ed utilità di vario genere».
Associazione per delinquere. Per 15 degli indagati c'è anche il reato di associazione per delinquere. Sono infatti accusati di essersi associati per commettere una serie indeterminata di reati di corruzione, abuso d'ufficio, rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento. Secondo i pm avrebbero costituito un «sodalizio stabile» che attraverso la messa a disposizione della funzione pubblica dei funzionari a favore degli imprenditori, in particolare Diego Anemone e le sue imprese, consentiva una gestione «pilotata e contraria alle regole di imparzialità ed efficienza della pubblica amministrazione delle aggiudicazioni e della attuazione degli appalti inerenti i Grandi eventi gestiti dal Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo della presidenza del Consiglio».
I funzionari pubblici «operavano al servizio del privato». Secondo i magistrati Angelo Balducci sarebbe stato al vertice della struttura, una sorta di «capo e promotore». Capace di esercitare tutta la sua influenza per promuovere la fortuna commerciale di Anemone a lui considerato legato «da una comunanza di interessi economici assimilabile a una vera e propria società di fatto». Fabio De Santis e Claudio Rinaldi vengono definiti «soggetti di rilievo» all'interno del Dipartimento per lo sviluppo del turismo; Maria Pia Forleo è invece indagata quale componente della commissione aggiudicatrice delle gare per le celebrazioni del 150/o anniversario dell'Unità d'Italia. A Mauro Della Giovampaola il reato è contestato quale pubblico ufficiale della Struttura di missione relativa al G8 che doveva tenersi alla Maddalena. Nel capo d'imputazione vengono inoltre indicati i nomi degli imprenditori Diego e Daniele Anemone, Enzo Maria Gruttadauria, Pierfrancesco Murino e Bruno Ciolfi, nonchè di Stefano Gazzani, contabile delle società e di vari soggetti, e dell'architetto Angelo Zampolini, utilizzato quale intermediario per le dazioni oggetto delle corruzioni. Alida Lucci e Simone Rossetti sono invece considerati il braccio destro esecutivo di Diego Anemone.
Fonte: IlMattino
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