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Università, Gelmini a docenti e studenti: lavoriamo insieme per monitorare riforma
La riforma dell'università approvata ieri sera dalla Camera (con il governo battuto due volte grazie anche a Fli che ha votato con l'opposizione) torna ora in terza lettura al Senato. Il clima resta però pesante, con gli studenti che annunciano la continuazione della mobilitazione, dopo i blocchi e gli scontri che si sono verificati in tutta Italia, mentre il ministro Gelmini apre a quel confronto a lungo invocato da docenti, ricercatori e universitari. Nella notte è stata occupata a Milano l'Accademia di Brera. A Cagliari gli studenti hanno sfilato in corteo dopo la mezzanotte per protestare contro il ddl.
Il testo della riforma ritornerà al Senato per la terza lettura, con un calendario che ne prevede l'esame il 9 dicembre, solo cinque giorni prima della votazione di fiducia sul governo. Il presidente Schifani ha convocato per il 2 dicembre una riunione dei capigruppo per un ulteriore esame del testo. Il dato politico alla Camera è il risultato ottenuto da Fli. Innanzi tutto, due volte il governo è stato battuto: la prima su un emendamento presentato da Fabio Granata sugli assegni di ricerca, la seconda su tre emendamenti analoghi presentati sempre dai futuristi, da Api e dal Pd (è stata eliminata la norma che prevedeva una sorta di “commissariamento” dell'Istruzione da parte dell'Economia). Due emendamenti che i finiani avevano chiesto di riscrivere sono stati approvati con il nuovo testo, quello sulla quota di assunzioni del docenti di seconda fascia e quello sul fondo di merito degli atenei e sugli scatti meritocratici di prof e ricercatori meritevoli. Il Governo porta a casa l'emendamento contro parentopoli, proposto dall'Italia dei Valori, apprezzato da Fli e Lega, e infine addirittura inasprito su indicazione di Viale Trastevere. Anche il Pd ha portato a casa un emendamento, sui cui la maggioranza aveva dato parere positivo, che ha messo un freno sui contratti gratuiti di docenza.
Lo scontro politico. Per Silvio Berlusconi «quella in Parlamento è una buona riforma che favorisce gli studenti, i professori e più in generale tutto il mondo accademico», ma per il leader Pd Pier Luigi Bersani il governo non sarà «in grado di portare a termine questa riforma nella sua applicazione». Duro il giudizio del premier anche sui manifestanti: «Gli studenti veri sono a casa a studiare, quelli in giro a protestare sono dei centri sociali e sono fuori corso». Secca la replica di Pier Luigi Bersani: «Mi pare che nella stragrande maggioranza studenti e ricercatori si sono mossi in modo pacifico. Ha impressionato la città militarizzata, mai vista Roma così, e se si è arrivati a questa tensione è per irresponsabilità del governo che ha perso la testa e la presa sui problemi del paese». Replica il ministro dell'Interno Roberto Maroni: «Mmi pare che tutto sta avvenendo con grande responsabilità delle forze dell'ordine che hanno subito violenza e stanno gestendo una situazione molto complicata». Per Nichi Vendola Roma è stata trasformata in una «cartolina» del Cile anni '70, mentre per il leader della Lega Nord Umberto Bossi gli studenti «in parte hanno anche qualche ragione ma non si devono fare strumentalizzare».
L'apertura della Gelmini. «L'approvazione della riforma - ha detto il ministro Mariastella Gelmini - è un fatto importante, una tra le più importanti della legislatura. Spiace averlo dovuto fare in un clima di tensione sociale». Per il ministro è un «cambiamento epocale se vogliamo allineare il nostro sistema all'Europa». In serata, la Gelmini ha aperto a docenti e studenti per «monitorare insieme» l'attuazione della legge ed ha auspicato una lettura «obiettiva e non ideologica» del provvedimento. «Invito gli studenti e i docenti - ha detto il ministro - a seguire, a seguire e monitorare insieme alla sottoscritta l'attuazione di questo ddl, vediamo come funzionerà, quali risultati porterà. Lavoriamo insieme». «Un tavolo di confronto simultaneo?» Le è stato chiesto. «Perché no» ha risposto Gelmini ricordando che «moltissimi» sono stati i momenti di confronto con i gruppi parlamentari e con il mondo accademico.
Fioroni: riforma con i fichi secchi. «L'università è debole, mentre di governo forte non se ne vede traccia - ha detto l'ex ministro dell'Istruzione Beppe Fioroni (Pd), a SkyTg24 - L'ho detto ieri, in polemica con Cicchitto, che si preoccupa di guardare le pagliuzze degli altri e non vede le travi che hanno distrutto Pdl e maggioranza, e chi perde è l'università. Per essere fatta, una riforma ha bisogno di risorse. Non si può pensare di fare le nozze con i fichi secchi, se no è una riforma che è una balla».
Le proteste, i blocchi e gli incidenti. Scontri ieri, in particolare a Roma, occupazioni di tetti, stazioni, strade, autostrade e monumenti arrivate fino a Parigi, dove studenti italiani hanno esposto uno striscione anti Gelmini sull'Arco di Trionfo. Prese di mira in particolare le stazioni: 17 quelle occupate, magari per alcuni minuti, ma con ripercussioni sul traffico ferroviario. Bloccati anche alcuni tratti autostradali, come la A14 all'altezza di Bologna. Il bilancio della giornata è comunque non grave, anche considerata l'ampiezza della protesta: secondo l'Unione degli Universitari in tutto il Paese sono scesi in strada in almeno 400 mila studenti. Tafferugli soltanto a Genova e alla stazione di Bologna (quattro feriti lievi tra i giovani), oltre agli incidenti di Roma nella zona di via del Corso, dove alcuni manifestanti hanno cercato di forzare una postazione di blindati e sono stati respinti con una carica.
Roma ha pagato un prezzo molto alto in termini di vivibilità: il centro storico è stato paralizzato per tutto il giorno con pesanti ripercussioni sul traffico, già provato da uno sciopero dei mezzi di trasporto. E anche nella Capitale, come nel resto d'Italia, gli studenti hanno protestato con flash mob sulle strade per bloccare la circolazione a tratti.
Fonte: http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=128878&sez=SCUOLA

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