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Frane e alluvioni, indagine della Procura sul commissariato: indagato Bassolino. L'accusa: stipendi e indennità gonfiati
Stipendi, ore di straordinario. Spese cresciute nel corso del tempo che vengono ritenute ingiustificate. Spese che - a seguire il ragionamento degli inquirenti - avrebbero sforato di gran lunga il budget consentito. Di cosa parliamo? Dell’ultimo atto d’accusa della Procura, un probabile capitolo della infinita crisi ambientale campana, vedi alla voce soldi arrivati a Napoli in epoca di emergenza. Questa volta però i rifiuti non c’entrano, perché a finire sotto inchiesta è un’altra struttura commissariale: è il commissariato nato per far fronte all’emergenza dissesto idrogeologico, altra piaga tutta meridionale che qui da noi ha provocato lutti e devastazioni.Frane e alluvioni, tre province sotto una sola cabina di regìa, creata nel 2001 per impedire una nuova Sarno. Eccolo, parte da qui, l’ultimo affondo del pool mani pulite di Napoli: peculato, l’ipotesi centrale, indagini in corso. Sotto accusa finiscono l’ex presidente della Regione Antonio Bassolino, e il suo ex braccio destro De Angelis.Riflettori puntati su una realtà nata nel 2001 per scongiurare crolli e alluvioni in zone a rischio, dopo la frana del maggio ’98 che colpì Sarno, Quindici e Bracigliano. Approfondimenti condotti da specialisti del ramo. Si muove la sezione guidata dal procuratore aggiunto Francesco Greco, fascicolo affidato al pm Ettore La Ragione. Ma in cosa consistono le accuse ai vertici del commissariato antidissesto?
Basta partire dalle conclusioni dell’ufficio ispettorato a firma del dirigente Antonio Onorato e dallo screening sulle spese condotte dal 2001 al 2006. In sintesi, Bassolino e il suo ex braccio destro rispondono dell’impiego di personale della regione Campania nei ranghi del commissariato e del monte ore straordinario assegnato ai singoli esponenti del gruppo di lavoro. Accuse su cui non è difficile immaginare la linea difensiva dell’ex governatore, che si è detto pronto a depositare una memoria in Procura, alla luce di un dato di fatto: in quegli anni, Bassolino aveva un ruolo di rappresentanza esterna, di gestione politica, si limitava quindi ad accogliere le conclusioni e le scelte dei propri contabili, specie in materia di forza lavoro e buste paga.
Dello stesso avviso l’altro indagato, che ha invece replicato alle accuse dei pm, presentandosi in Procura accanto al proprio legale di fiducia. Fatto sta che sotto i riflettori finisce l’ordinanza commissariale 110 del 19 luglio del 2004. Qui non mancano rilievi numerici nella relazione degli ispettori finita sul tavolo dei pm napoletani
Riferimento diretto alla somma prevista per il funzionamento del commissariato, che in pochi anni sarebbe cresciuta quattro volte tanto: da seicentomila euro (somma complessiva prevista dal Governo, compresi anche gli stipendi del personale), a quella effettivamente spesa, pari a 2.865.612 e 20 centesimi, di cui 2.233.086 e 82 centesimi solo per i compensi del personale. Denaro pubblico su cui la Procura di Giovandomenico Lepore e quella contabile di Arturo Martucci di Scarfizzi oggi vogliono vederci chiaro...
Fonte: IlMattino

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