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  • La banca cade sull'abuso di diritto. Respinto il ricorso Credem nel match da 3 miliardi con il Fisco

    La notizia era attesa da tutto il mondo bancario, e non solo. E non è di quelle che fa piacere ricevere. La commissione tributaria provinciale di Reggio Emilia ha respinto il ricorso del Credito emiliano Holding contro un accertamento dell'agenzia delle Entrate che aveva appurato per l'anno d'imposta 2004 un reddito maggiore rispetto a quanto dichiarato – da 33,9 a 51,1 milioni di euro – ai fini Ires.

    Di per sé, potrebbe apparire un fisiologico contenzioso, ma le 26 pagine depositate lunedì potrebbero aprire una voragine nella contabilità degli istituti di credito. Secondo indiscrezioni apparse sulla stampa nei mesi scorsi in analoghe vertenze tributarie sarebbero coinvolti anche altri gruppi bancari – da Unicredit a Banca Intesa, da Popolare di Milano a Monte dei Paschi – per contestazioni pari a circa tre miliardi di euro.

    Utilizzando la "miscela" giuridica dell'abuso di diritto e dell'elusione, l'amministrazione potrebbe far saltare centinaia di operazioni realizzate dalle banche negli ultimi anni attraverso derivati e triangolazioni internazionali con la finalità – "esclusiva", secondo l'Agenzia, "collaterale" secondo gli interessati – di alleggerire il proprio carico tributario. In effetti, molte di queste operazioni sono già incappate nelle maglie delle verifiche fiscali e hanno dato luogo a contestazioni di importo rilevante. Alcuni istituti di credito (più o meno riservatamente) starebbero per "patteggiare" (ad esempio, Bpm, come si riferisce nell'articolo a fianco). Altri invece, tra cui il Credem, hanno optato per le vie legali.
    In particolare, le contestazioni dell'amministrazione al Credem e ad Abax Bank (consolidate nel Gruppo che fa capo alla famiglia Maramotti, azionista anche di Unicredit) hanno riguardato affari che «altro non sono, in concreto, che prodotti fiscali, ossia operazioni finanziarie ben note – sottolinea la prima sezione della Ctp di Reggio Emilia – dettagliatamente descritte e riportate nei testi universitari, quali tipici esempi di scuola di elusione, utilizzati da numerosi istituti di credito di mezzo mondo; operazioni finanziarie o commerciali ripetibili nel tempo che si prefigurano il prevalente scopo di produrre un beneficio fiscale, il tax product».
    Tecnicamente al vaglio della commissione tributaria sono passate: operazioni su titoli emessi dal Brasile generatrici di credito di imposta figurativo pari al 25%; operazioni su azioni di società residenti nel Regno Unito quotate nei mercati regolamentati; operazioni di pronti contro termine su obbligazioni UK (UK bond) che generavano a fronte di un'unica ritenuta subita l'applicazione di due rimedi contro le doppie imposizioni ("double-dip"). Credem, per esempio, nel primo caso aveva sostanzialmente "anestetizzato" dal punto di vista economico i costi relativi all'acquisto dei titoli brasiliani con la sottoscrizione di un derivato con Credit Suisse First Boston International e aveva poi cercato di far valere un credito d'imposta non spettante. Il giudice tributario ha adottato peraltro un'interpretazione "restrittiva" dell'abuso del diritto.
    Per affermare che ci sia abuso del diritto ed elusione fiscale non basta, per la commissione, che non ci siano a supportare l'operazione «valide ragioni economiche», ma va contestualmente provato il carattere "abusivo" del vantaggio tributario, a partire dall'uso improprio delle convenzioni contro la doppia imposizione. Ancor prima dell'abuso del diritto esiste a livello internazionale «un principio generale che disapprova le condotte volte a ricercare l'illegittima fruzione di un determinato regime impositivo». In attesa di una presa di posizione ufficiale dell'Abi, il Credem, difeso dallo studio Vitali Romagnoli Piccardi (l'ex studio Tremonti), potrà fare appello. Il Credem deve all'Erario anche le sanzioni applicate dalla Ctp in misura piena tenuto conto della consapevolezza di mettere in atto operazioni volte esclusivamente a conseguire un indebito guadagno fiscale.

    Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-11-30/banca-cade-abuso-diritto-230320.shtml?uuid=AYxL26nC

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