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Al parco e con cibi da casa. Cambia la pausa pranzo
Il pranzo al bar o alla tavola calda costa troppo, è tempo di tornare alla «schiscetta», direbbero i milanesi. L'insalata, il panino, una pietanza portati da casa. O magari proprio un po' di quel polpettone rimasto sulla tavola della cena. La «schiscetta», appunto. Lo dicono i milanesi e lo dicono ormai un po' tutti gli italiani, ciascuno nel proprio dialetto. Mangiare al bar o al self-service è diventato troppo caro. E il guaio è che i prezzi crescono di anno in anno. Persino a volersi limitare, a rinunciare al secondo, un piatto di pasta oppure l'insalatona sono diventati un lusso, se è vero, come certifica Federconsumatori con un'indagine sui costi che va indietro fino al 2001, che in tempi di vacche magre, per un primo nonparticolarmente elaborato, mezza minerale, un dessert al piatto e un caffè si spendono in media 11 euro e 95 centesimi, insomma 12 euro al giorno. Che in un mese di lavoro fanno 262 euro e 90. Ben 18 euro e 70 in più ogni mese (con una crescita dell'8%) rispetto al 2009, che è appena un anno fa, il 116 per cento rispetto al 2001 quando per mangiare al bar o al self service si spendevano non più di 5 euro e 53 centesimi.
Meglio allora aprire la credenza o il frigo di casa. Il risparmio è enorme. E pazienza se si deve rinunciare alla comodità del bar. «Succede già da un po' - conferma Roberto Piccinelli, docente di Sociologia dei consumi al Politecnico di Milano ma anche autore dell'annuale Guida al divertimento -. E si cominciano a vedere le conseguenze di questi cambiamenti delle abitudini, che poi sono cambiamenti sociali. La conseguenza più importante è che, a differenza di quello che si può credere, nella pausa pranzo il lavoratore sceglie comunque di uscire, di lasciare il posto di lavoro e andar fuori a prendere una boccata d'aria. Non resta seduto a trangugiare da solo il panino. Lasciare il luogo del lavoro per un'oretta è necessità, è di vitale importanza. Che si fa allora, se ci siamo portati qualcosa da casa? Si va a mangiare ai giardini».Il pranzo al parco è molto conveniente, e c'è una bella differenza con quanto si arriva a spendere oggi nei bar e anche nei self service. Secondo Federconsumatori una mezza minerale nel 2001 costava 52 centesimi, oggi te la fanno pagare anche 1 euro e 60, il piatto di pasta costava 2 euro e 32, 5 euro nel 2009, e 5 euro e 60 oggi. Il dolce non superava i 2 euro e 7 centesimi 9 anni fa, oggi arriva fino a 3 euro e 80, 20 centesimi in più dello scorso anno. Il caffè è passato dai 62 centesimi del 2001 ai 90-95 di oggi. Tirando le somme, un decennio fa la spesa per la pausa pranzo non superava i 121 euro e 66 centesimi al mese. Oggi, come detto, siamo sopra i 260. Ma andare a mangiare al parco può dare comunque soddisfazione o non c'è il rischio di precipitare nella solitudine? «No, affatto - risponde Piccinelli -. Un panino mangiato al parco con un collega, un collega che magari è anche amico, soddisfa e permette comunque quella necessaria evasione, quell'interruzione del lavoro che ricarica. Questa tendenza ad uscire con il proprio sacchetto del cibo preparato e portato da casa per andare a sedersi ad una panchina del parco o del giardinetto, porta anche ad una selezione delle persone con cui condividere questo momento».Fonte: http://www.corriere.it/cronache/10_novembre_05/Cambia-la-pausa-pranzo-cibo-da-casa_810edb84-e8a5-11df-9527-00144f02aabc.shtml
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