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Scienza: il caffè combatterebbe l'Alzheimer ed è ottimo per proteggere arterie e cuore
Chi non riesce proprio a rinunciare alla pausa caffè avrà molteplici scuse per prendersela senza rimorsi, anche più volte al giorno: il caffè è un concentrato di salute, fa bene dalla testa al fegato.
L'ultima novità riguarda proprio la testa, infatti il caffè fa regredire i sintomi dell'Alzheimer. La caffeina sembra dunque essere un vero e proprio trattamento contro questa diffusissima malattia. Lo rivela uno studio sui topi della «University of South Florida» di Tampa presso il «Florida Alzheimer's Disease Research Center» pubblicato sul «Journal of Alzheimer's Disease». Somministrando agli animali malati di Alzheimer l'equivalente in caffeina di cinque tazze di caffè (500 milligrammi), i topolini non mostrano la perdita mnemonica progressiva tipica della malattia, inoltre nel loro cervello e nel loro sangue la caffeina riduce la concentrazione delle proteine «malate» legate alla demenza, ovvero quelle molecole che di solito si accumulano nel corpo dei pazienti, le proteine beta-amiloidi. Sono tanti i pregi della amata bevanda dimostrati in numerosi studi, purchè non si ecceda nel consumo: il caffè espresso dà sollievo al mal di testa, protegge il fegato da malattie come la cirrosi, difende dai calcoli biliari, contiene tannini ed antiossidanti buoni per arterie e cuore. Inoltre un recente studio di esperti dell'Istituto Mario Negri di Milano ha dimostrato che bere fino a tre tazze di caffè al giorno potrebbe proteggere dal tumore al colon e quello al fegato.
E non è tutto, alcuni studi in passato hanno mostrato che il consumo di caffé protegge la memoria: alcune ricerche indicavano infatti che pazienti malati di Alzheimer avevano bevuto in media meno caffè negli ultimi 20 anni rispetto a un campione di coetanei sani; inoltre il caffé sembra proteggere la memoria nel corso dell'invecchiamento in individui sani. Così gli esperti, guidati da Gary Arendash, hanno testato in modo diretto gli effetti della caffeina su topolini malati di Alzheimer. Hanno somministrato a un gruppo di topolini una dose quotidiana di caffeina sciolta in acqua e a un altro gruppo di roditori malati solo acqua. Dopo due mesi di osservazione i topolini 'trattatì col caffè presentano una minore progressione di malattia e risultano più bravi ai test mnemonici e comportamentali rispetto ai topolini non trattati, i quali mostrano la progressione della malattia. Inoltre i topolini che hanno assunto caffeina hanno meno accumulo di beta-amiloide in sangue e cervello. L'ipotesi degli scienziati è che la caffeina abbia effetti terapeutici contro la progressione della malattia, in quanto riduce gli enzimi che producono la proteina beta-amiloide. Questo studio potrebbe dunque suggerire una via di cura per la demenza se effetti analoghi fossero dimostrati sull'uomo.
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