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Cara Università, quanto mi costi. Il presidente Pisani si sofferma sulla situazione nella città partenopea
Cara Università quanto mi costi. Si va dai 250 euro ai 3500 euro all’anno tenendo conto delle fasce di reddito dei nuclei familiari.“In media negli Atenei partenopei per la retta si spende intorno ai 1000 euro all’anno senza tener conto della spesa dedicata poi ai libri – afferma l’avvocato Angelo Pisani, Presidente dell’associazione NoiConsumatori - . Se poi nel conto complessino aggiungiamo il fitto di una stanza per gli studenti fuori sede o il costo di un abbonamento al trasporto pubblico per i pendolari, raggiungiamo cifre da capogiro in un momento in cui le famiglie sono fortemente segnate dalla crisi, dagli aumenti incessanti dei beni, dei prezzi del trasporto, di tasse e bollette, e dall’alto tasso di disoccupazione”.Secondo il presidente Pisani per “fare in modo che l’università non diventi un privilegio per pochi è necessario in primis che le case editrici e gli autori abbassino il prezzo di testi, dizionari e dispense. Spesso, in alcune facoltà, un manuale può costare anche oltre i 100 euro. La spesa complessiva per tutti i testi d’esame utilizzati in un anno accademico in media supera i 250 euro”.“Per fermare il mercato della fotocopia illegale – continua Pisani – è fondamentale rendere i testi economicamente più accessibili agli studenti già alle prese con numerose spese. Studiare è un diritto di tutti che non può dipendere dall’ampiezza del portafogli! Inoltre – continua Pisani - , mentre da un lato famiglie e studenti pagano fior di quattrini per l’università, dall’altro l’università non garantisce loro nemmeno servizi adeguati. Sono molti infatti gli studenti costretti a seguire le lezioni in aule piccole e limitate, molti lamentano giustamente un sistema organizzativo che perde acqua, a cominciare dalla fatiscenza di alcune strutture. Oltre al danno, dunque, anche la beffa”.“E non finisce qui – spiega Pisani – . A Napoli l’Università pubblica non garantisce agli studenti l’inserimento nel mondo del lavoro e molti, viste le scarse prospettive, preferiscono continuare con master e stage che pur aumentando le possibilità lavorative sono molto cari e non alla portata di tutti”.
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