Appena ha messo piede all’aeroporto di Fiumicino a Roma ha trovato gli uomini della Guardia di Finanza di Napoli pronti ad arrestarlo. Raffaele Cacciapuoti, il fondatore della Banca Popolare del Meridione, accusato di aver truffato 842 soci, è rinchiuso da ieri mattina nel carcere di Poggioreale. Questa mattina, alla presenza dei suoi avvocati Moltedo Flaviano e Bartolo Longo Senatore, sarà finalmente interrogato dal gip Claudia Picciotti, firmataria dell’ordinanza di custodia cautelare, e dal pm Francesco Raffaele, coordinato dall’aggiunto Fausto Zuccarelli. Era dall’estate scorsa che i pm cercavano di avere un contatto con Cacciapuoti, sparito un anno fa insieme con otto milioni di euro, quanto da lui stesso raccolto per avviare un progetto in apparenza ambizioso, ma poi rivelatosi una truffa (stando all’ipotesi accusatoria): la Banca Popolare del Meridione. Una banca esistente solo sulla carta, a cui non è mai stata concesso l’autorizzazione dalla Banca d’Italia. Eppure in tanti in quel progetto ci hanno creduto ed in tanti hanno investito i propri risparmi. Gli stessi che ora vogliono sapere da Cacciapuoti che fine abbiano fatto i loro soldi. “L’ arresto di Cacciapuoti – dice l’avvocato Angelo Pisani, che difende alcune delle vittime del crac della Banca Popolare del Meridione – è una buona notizia. La nostra maggiore preoccupazione è che Cacciapuoti abbia fatto scomparire la gran parte dei soldi raccolti e mai restituiti agli investitori. Ci sono famiglie rovinate a causa sua che oramai fanno fatica ad arrivare a fine mese e sono oramai con l’acqua alla gola”. “Chiediamo anche alla magistratura – conclude Pisani – di verificare i movimenti e l’attività della moglie dell’ex manager che ha potuto avere accesso a tutte le notizie ed attività del congiunto e potrebbe gestirle in sua assenza. Secondo i nostri calcoli, infine, i soldi scomparsi sono maggiori di quelli dichiarati fino ad oggi”.