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Museo Madre, affondo dell'assessore «Cicelyn si dimetta, poi invii curriculum»
Alla domanda se Eduardo Cicelyn debba lasciare o no, l’assessore regionale alla Cultura Caterina Miraglia risponde senza esitare un attimo: «Spero che decida lui di lasciare entro i prossimi 30 giorni. Poi potrà presentare i suoi titoli e su quelli, solo su quelli, valuteremo per nominare il direttore». Il riferimento è al museo Madre e alla delibera regionale, annunciata già a dicembre, proposta alla fondazione Donnaregina che dovrà esprimersi. Altrimenti 30 giorni e scatta il silenzio-assenso. E si cambia.
Assessore sembra una guerra della nuova giunta contro l’ultimo iceberg bassoliniano.
«Non è assolutamente così e glielo dimostro».
Prego.
«Il Madre è al 100 per cento della Regione ma non ci sono più risorse. Nemmeno per un attimo si è pensato di chiuderlo ma un’istituzione deve dar conto di una buona gestione e mi sto preoccupando di trovare uno sponsor per una ente che non si regge più da solo. Quando mi sono insediata abbiamo avviato una ricognizione per verificare la situazione. E ci siamo resi conto che la maggior parte dell’offerta culturale veniva garantita dai fondi Ue. Che però finiranno nel 2013».
E quindi?
«Ahimè, le situazioni non erano corrispondenti. La capienza economica della fondazione Donnaregina, che gestisce il Madre ed è di proprietà regionale, non è soddisfacente, nonostante le risorse che ha ricevuto in questi anni. Con lo sforamento del Patto e i conseguenti tagli, si mette in pericolo la vita stessa della fondazione e del Madre. La nostra è una preoccupazione».
Come uscirne allora?
«Come gli altri musei d’arte contemporanea del mondo: penso a quelli nordamericani, curati interamente dai privati che beneficiano degli sgravi».
Ma in Italia non è previsto.
«Appunto. Occorrerebbe fare pressing sul governo per modificare le leggi ma l’iter sarebbe troppo lungo. Per questo serve un modello diverso, in cui i privati possano entrare. Come il Weserburg di Brema, che ha una titolarità comunale».
Cambierà tutto, quindi: ingresso dei privati, nuovo direttore e a scadenza. Non teme ci siano ripercussioni sulle attività del museo?
«Premetto: l’assessore alla cultura non fa la cultura. Sono solo un tecnico ed ho pensato a riprogrammare i contenitori. Nelle more di una modifica di uno statuto, abbiamo onorato il debito del Madre e ci preoccupiamo che si riesca a mantenere sulle sue gambe. Non solo, per rendere più trasparente il sistema, si è richiesto che la nomina del direttore avvenga con un bando internazionale e da lì la figura più adatta. Che non rimanga a vita ma nemmeno un paio d’anni affinché abbia il tempo di curare attività e programmazione».
Trenta giorni per replicare. Ha sentito il presidente della fondazione Forlenza o il direttore del Madre in questi ultimi giorni?
«Assolutamente no».
Quest’estate fece scalpore la sponsorizzazione di un’azienda missilistica: 10mila euro. Non è un po’ poco?
«La società fa ricerca nucleare e spaziale e la cifra, già deliberata, prevede qualche zero in più».
Quanto?
«Non mi sembra il caso dirlo qui. Comunque aziende disponibili ve ne sono ma vogliono chiarezza sui conti, capire lo scenario e vogliono essere parte in causa».
Oltre al Madre chi rischia dalla sua ricognizione?
«Qui c’è un altro paradosso: 287 musei della regione non hanno mai preso un centesimo. Solo al Madre. Tanto che appena mi sono insediata ho trovato un ricorso di un gruppo di musei: non erano mai riusciti ad accedere ai fondi Ue. Vede: lo spoil system l’abbiamo subìto...».
Lei è stata al Madre? Le piace?
«Io appartengo a una generazione che ha una particolare attenzione per l’arte antica ma emotivamente il museo mi piace».
Secondo lei cosa accade? La fondazione accetterà il nuovo statuto?
«Penso prevarrà il buon senso».
E Cicelyn?
«Spero si dimetta lui a breve. Poi se è tanto valente come dice nessuno gli vieta di presentare il curriculum per fare il direttore. Se ha i titoli, non ci sarà alcuna preclusione nei suoi confronti».Fonte: IlMattino

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