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Napoli, blitz anti-usura: chiedevano tassi fino a 240% annuo, 14 arresti
Quattordici ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura sono state eseguite dai carabinieri nei confronti di altrettanti usurai che agivano da molti anni nel capoluogo campano, in alcuni comuni della provincia e anche nel Salernitano. L'operazione è stata denominata "Dracula", perché gli arrestati "succhiavano il sangue" alle loro vittime.
Le persone coinvolte nell'inchiesta sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all'usura ed all'estorsione, lesioni, violenza privata, nonché singoli episodi di usura ed estorsione.
Le indagini dei carabinieri della Tenenza di Ercolano sono partite nell'agosto 2007 a seguito della denuncia di una donna di Ercolano rivoltasi a vari usurai per aiutare i genitori nel finanziare le cure mediche del fratello, malato di tumore.
I fatti si riferiscono agli anni 1992-2008 e riguardano due gruppi familiari (uno dei quali legato da parentela al clan Birra di Ercolano e l'altro capeggiato da una donna appartenente a una famiglia storica di usurai del quartiere San Giovanni a Teduccio, a Napoli), più altre persone che agivano singolarmente, una delle quali vicina al clan Ascione di Ercolano.
Le vittime individuate dai carabinieri, grazie anche a perquisizioni e sequestri di appunti e documenti, erano complessivamente 40. Ma nessuno, a parte la donna, aveva denunciato il reato pur confermandolo una volta ascoltato dagli inquirenti.
La maggior parte delle vittime (impiegati, piccoli commercianti, privati ed anche due vigili urbani) si erano indebitate per stato di indigenza familiare, difficoltà nella gestione delle aziende, ma anche per esigenze voluttuarie come pagarsi un viaggio o in seguito a forti perdite al gioco d'azzardo.
I tassi usurari variavano tra il 120 ed il 240% annuo, per richieste di liquidità che andavano dalle poche centinaia di euro a 20-30.000 euro, che si moltiplicavano in modo esponenziale in breve tempo, travolgendo le vittime.
I pagamenti avvenivano sempre in contanti e con cadenza mensile. Chi non rispettava le consegne veniva minacciato verbalmente o percosso o torturato in luoghi isolati davanti ai parenti che venivano costretti ad assistere alle violenze senza poter agire. Il padre della donna da cui è scaturita l'inchiesta aveva dovuto consegnare una parte della pensione subito dopo averla ritirata in posta.
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